Natale 2012

Riedizione, con alcuni inediti, del Supplemento al n°140 de “La Sveglia”:

 

 

 

Il giorno 24 ottobre 2000 nella sede dell’ Unione degli Istriani di Trieste è stata inaugurata una mostra di disegni raffiguranti angoli minori e marginali della nostra vecchia Capodistria dal titolo: “Il Taccuino degli Schizzi”.

I disegni di Aldo Cherini esposti hanno riscosso un vivo successo e ogni visitatore capodistriano avrebbe voluto portare a casa con sé l’angolo dimenticato della sua calle, la visione di una fuga di tetti dove credeva di ritrovare il suo, il pozzo, la loggia, l’architrave, il chiostro che era rimasto impresso nella sua memoria.

La Fameia Capodistriana, interpretando questo desiderio, ha raccolto gli schizzi in un quaderno e li offre ai lettori de “La Sveglia” come strenna natalizia.

L’autore, Aldo Cherini, è nato a Capodistria nel 1919, ha assolto gli studi classici al Ginnasio Liceo “Carlo Combi” , si è laureato all’Università di Trieste in giurisprudenza ed ha lavorato con incarichi di fiducia nel settore amministrativo provinciale di Trieste e Monfalcone, ma ha dedicato tutto il suo tempo libero agli studi di storia patria.

I suoi innumerevoli articoli, le sue ricerche, i suoi disegni, il suo archivio sono preziosissimi per chi vuoi tuffarsi nei piccolo grande mondo culturale ed artistico di Capodistria, che il trattato di Osimo ha cancellato dalla nostra storia, ma non certamente dai nostri ricordi.

Aldo Cherini è un assiduo e scrupoloso collaboratore non solo de “La Sveglia”, molti suoi articoli sono stati pubblicati anche su “Il Piccolo”, “Difesa Adriatica”, “L’Arena di Pola”, “Voce Giuliana”, “La Porta Orientale”, “Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria”.

Di notevole interesse per gli appassionati di storia è il suo “Diario Capodistriano 1918 1945”, pubblicato a puntate sul nostro periodico, non solo perché scritto da un testimone oculare dei fatti accaduti in questo periodo, ma perché opera di uno studioso impegnato nella ricerca archivistica di documenti su Capodistria e l’Istria dal 1700 ai giorni nostri.

In un volume dal titolo “Capodistria”, stampato nel 1996, illustra in modo sintetico quattordici secoli di vita romana, veneta, italiana e lo fa presentando i concittadini che in vari modi, anche con il sacrificio della vita, hanno dato lustro alla loro città: da Girolamo Muzio a Pier Paolo Vergerio, a Gian Rinaldo Carli, a Tino Gavardo, a Nazario Sauro, a Pier Antonio Quarantotti Gambini.

Ultima sua fatica è il libro: “Le Famiglie di Capodistria notizie storiche ed araldiche” pubblicato nel 1998, nel quale, con la collaborazione di Paolo Grio, ripercorre le vicende di oltre duecento nobili famiglie capodistriane.

Ogni famiglia ha il suo stemma: messaggio visivo, rappresentazione simbolica di una realtà culturale. I disegni a colori degli stemmi sono opera della ricerca appassionata e della sensibilità artistica del Cherini.

Il nostro autore ha sempre coltivato la pittura ed il disegno accumulando negli anni un grandissimo numero di fogli, dei quali “Il Taccuino degli Schizzi” è solo una piccola parte.

Egli si ritiene un disegnatore quasi completamente autodidatta e ricorda con nostalgia quando giovanissimo con un gruppo di appassionati dilettanti, guidati da Nino D’Andri, girava per calli e campielli alla ricerca di angoli architettonici e di scorci urbanistici.

I disegni di Aldo Cherini sono eseguiti a matita, a mano libera ed a colpo d’occhio. Non hanno pretese vedutistiche, non sono ricerche di colore, non sono elaborati, ma ridotti all’essenziale a puro scopo documentario per ricordare un piccolo mondo ormai scomparso.

L’isola, nata dal mitico scudo di Minerva, ha oggi un solo lato aperto al mare, sulle saline sono cresciute le case, la valle del Risano è un porto industriale, la chiesa di Semedella è sepolta dagli edifici, Giusterna è diventata un rione residenziale.

Della nostra Capodistria è sopravvissuto il centro storico le cui pietre parlano italiano e veneto, con un linguaggio che gli ultimi arrivati, sloveni, croati, bosniaci e albanesi, non riconoscono.

La Fameia Capodistriana

 

 

 

 

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