COSTUMI  POPOLARI  ISTRIANI

 

Il popolo, come si sa, è stato il depositario maggiore del vestiario nelle fogge tradizionali proprie di una determinata località, di un determinato ambiente e periodo storico.

 

Depositario in quanto non soggetto ai capricci della moda essendo legato alle tradizioni locali e povero di mezzi per cui un capo di vestiario poteva passare, in famiglia, da padre in figlio ed anche tra parenti.

 

Ma col trascorrere del tempo e col movimento verificatosi tra i ceti sociali le cose sono venute a mutare fino all’abbandono delle vecchie fogge popolari. Ciò si è verificato in Istria a partire dalla seconda metà del 1800 come appare dalle opere dei pittori ed illustratori locali oltre che dal diffondersi della documentazione fotografica. Acquistavano notorietà con pubblicazioni appropriate studiosi di alto livello quali Giuseppe Vidossi, professore universitario a Torino, molto attivo nel campo delle arte e tradizioni popolari, glottologo,vicepresidente della Società Etnografica Italiana, Enrico Rosamani, cultore di studi folcloristici e dialettologia, Francesco Babuder, folclorista che attingeva alle fonti vive, Achille Gorlato, divulgatore del patrimonio storico folcloristico.

 

Per quanto riguarda Capodistria, è nota la fotografia utilizzata agli inizi del 1900 da Giuseppe Caprin, il noto tipografo editore triestino, cultore di studi locali. Trattasi di quattro vecchi popolani Marco Favento (Monega), Lucia Stradi, Antonio Zucca (Caligo) e Francesco Vattovaz (Burlìn) che avevano accettato con compostezza ma con un poco di patema di farsi riprendere con i vestiti tradizionali che essi stessi avevano usato portare in epoca ormai passata.

 

Negli anni trenta del 1900 si notava un risveglio d’interesse per le tradizioni popolaresche, un tempo molto ricche e mai dimenticate, delle quali si facevano paladine le sedi comunali dell’Opera Nazionale Dopolavoro organizzando l’attento ricupero del relativo patrimonio e promovendo con successo varie manifestazioni anche a livello provinciale o fuori sede fino a Roma ma qui solo in programma perché lo scoppio della seconda guerra mondiale provocava la sospensione di queste ed altre attività con le note conseguenze in tutti i campi. Il gruppo in costume di Capodistria comprendeva una trentina di figuranti bene affiatati e motivati conoscendo taluni di essi per tradizione di famiglia il passato uso delle fogge di vestiario riesumate e raccogliendo in ogni occasione consensi e primi premi.

 

Vecchi "paolani" di Capodistria

 

Vecchi “paolani” di Capodistria (dal volume “Marine istriane” di Giulio Caprin)

 

 

Piccola galleria dei vecchi costumi popolari

Vedi anche: Abiti e uniformi civili di Capodistria

 

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