Arrivano i galeoni

=====================================================


Vanvitelli-Canale della Giudecca
Vanvitelli: Canale della Giudecca



Vittore Carpaccio
Vittore Carpaccio: Storie di Sant'Orsola, Arrivo a Colonia



Vittore Carpaccio
Vittore Carpaccio: Storie di Sant'Orsola, Partenza dei Pellegrini

Le flotte hanno sempre esibito, anche nell’antichità avanti Cristo, navi che si volevano differenziate dalle altre al fine di far colpo e menar vanto. Grandi di mole, con potenza ritenuta superiore, facevano spicco nella congerie spesso disordinata delle unità minori.
Queste navi, dalle antiche alla moderne, erano poche di numero perché richiedevano costi esorbitanti con una attrezzatura velica complicata e sovraccariche di ornamenti e di accessori inutili (vedi il francese “La Couronne” al quale corrisponde il modello preferito dai modellisti per la ricchezza e la bellezza dei particolari). Inoltre molti erano i soldati imbarcati considerati più importanti dei marinai, sistemati in alti castelli a prua ed a poppa che nell’evoluzione storica furono i primi a venire abbassati. Si era imposta la necessità di disporre di naviglio militare di struttura e armamento superiori a quello delle dominanti galere e delle galeazze che pur avevano servito bene nella battaglia di Lepanto del 1571. Gli olandesi erano i primi ad eliminare complesse ornamentazioni e semplificare l’architettura degli scafi a beneficio della velocità, seguiti dagli inglesi, che fecero scuola fino alla metà del 1700 quando era iniziata l’epoca dei vascelli col grande tre ponti “Victory”, quello di Nelson a Trafalgar, attualmente conservato in bacino a Potsmouth.
I galeoni hanno costituito per un secolo e mezzo le navi da guerra tipiche dell’Europa e si deve alla loro costruzione l’abbattimento di molta parte delle foreste per la fornitura del legname che è stato il solo elemento disponibile all’uopo, tanto da mutare l’aspetto di intere plaghe regionali. Ogni cosa si presentava subordinata alla funzione militare,la compartimentazione di bordo contemplava soltanto un camerino ridotto al minimo della spaziatura solo per gli ufficiali e i graduati, si poteva talvolta arrivare al caso in cui l’occupante della “cabina” non aveva lo spazio per poter alzarsi in piedi mentre la “bassa forza” e i cannonieri dovevano arrangiarsi sul ponte di batteria. I costruttori più apprezzati sono stati inizialmente gli spagnoli che si sono serviti delle foreste di mogano dei loro possedimenti coloniali americani in modo massiccio, sorpassati alfine dagli inglesi per la cura da essi praticata nell’addestra- mento marinaro e lo spirito raggiunto nella formazione sia militare che civile, base di un impero che sul mare è nato ed ha proliferato.
Esistono tele pittoriche molto note che rappresentano navi effettivamente costruite ma con esagerazioni tali nella rappresentazione dello scafo e della velatura da far credere eseguite per scopi propagandistici, quali l’ “Henry Gràce à Dieu”, l’ “Ark Royal”, il “Saint Louis”, il “Sovereign of the Seas” strutturato in di tre ponti con 102 cannoni (siamo già nel 1600), il “Vasa”  svedese che ha avuto una sorte singolare : affondava appena varato nel 1628, veniva ritrovato intatto nel 1956 e successivamente ricuperato e sistemato a museo in ambiente protetto, tutto ciò reso possibile grazie al fatto che le acque fredde del sito avevano impedito alle teredini di impossessarsi e distruggere il legno impiegato nella costruzione dell’unità. Numerose inoltre le incisioni e i disegni di artisti sconosciuti o molto noti al loro tempo, prevalentemente francesi e olandesi, con scene nelle quali il galeone gioca spesso la parte di primo attore nel denso fumo delle cannonate che movimentano scontri navali inverosimilmente affollati nei quali non è difficile scorgere l’apporto della fantasia o dell’esaltazione richiesta dal committente all’artista.
Il galeone non nasce come tale ma prendeva piede passando, se si può dire, per la coca e la caracca per presentarsi come tipo definito con il diffondersi della navigazione oceanica conseguente alla scoperta dell’America, per opera degli spagnoli, degli inglesi, dei portoghesi,degli olandesi. Anche Venezia decideva di adottare navi di questo tipo rappresentate, per la verità con poco rispetto della realtà, in numerosi bassorilievi litici, pietre tombali, codici miniati, residui raccolti in un volume da Cesare Augusto Levi “Navi venete da codici marmi e dipinti” Filippi Edizioni Venezia, 1892( e ristampa del 1983). Il Museo dell’Arsenale possiede due antichi modelli di galeone, uno dei quali trovato in cattivo stato nel 1892 e restaurato dal c.amm. Fincati, l’appassionato cultore delle antichità marinare.

Galleria dei disegni

Vedi anche:
Iconografia storica navale dell'Adriatico


Home page
Il volo di Icaro
Bruegel: Der Sturz des Ikarus