Il siluro - di Aldo Cherini


l'affondamento della Szent Istvan
L'affondamento della "Szent Istvan" a Premuda (1918)

Il siluro è l’arma navale per antonomasia, piccola e di aspetto insignificante  ma quanto mai pericolosa e letale. Autopropulsa e automatizzata, agente sotto la superficie del mare, ha dominato fino alla metà degli anni 1940, fino al momento in cui il suo impiego veniva condiviso con il razzo oppure, in aggressivo parallelismo, portata al punto di lancio dagli aeroplani.

L’idea del siluro è nata nel 1860 a Fiume, al tempo in cui faceva parte dell’impero austriaco ma sotto amministrazione ungherese, quando il capitano di fregata Giovanni Biagio Luppis ideava uno scafo galleggiante dirigibile a distanza con una carica esplosiva da servire per la difesa costiera e pertanto chiamato “salvacoste”.

siluro Luppis 1860
Il "salvacoste"

Due anni prima alcuni capitalisti avevano creato lo Stabilimento Tecnico Fiumano, un cantiere navale con annesso stabilimento meccanico per la costruzione delle macchine. Uno dei principali azionisti era l’inglese Roberto Whitehead trasferitosi da Trieste dove aveva diretto la Fabbrica Macchine Strudthoff affermandosi quale esperto meccanico e costruttore. Al fine di dare forma concreta alla sua idea, Luppis contattava il Whitehead che nel 1864 si associava. Constatato che lo scafo Luppis era troppo visibile e soggetto ai capricci del mare e del vento, modificava il progetto con uno scafo agente sotto il pelo dell’acqua realizzando così il suo primo siluro, che egli chiamava semplicemente torpedine. Un fuso lungo m. 3,55, del diametro massimo di 356 mm. , rastremato alle estremità, pinnato, propulso da una macchina ad aria compressa azionante un’elica capace di sviluppare 6-7 nodi, del peso 136 kg con carica esplosiva di 15-18 kg di fulmicotone.

 Luppis - Whitehead 1866
La torpedine autopropulsa

Nel dicembre del 1866 veniva provato in presenza di una commissione mista dell’esercito e della marina con esito ritenuto interessante ma con richiesta di altre prove secondo un programma prestabilito che nel marzo del 1867 portavano alla sottoscrizione di una convenzione tra il governo, Whitehead e Luppis. La cannoniera “Gemse” veniva munita di un tubo di lancio sistemato sulla prua e dava inizio alle prove che però non andavano tutte a buon fine. Tra l’altro veniva perduto il siluro prototipo, che veniva ritrovato un anno e mezzo dopo. Whitehead non si scoraggiava ma modificava o metteva a punto quanto risultava inadeguato o difettoso, continuando le prove. Nel marzo del 1868 veniva destinato a fungere da nave bersaglio lo yacht “Fantasie” ancorato a 600 metri di distanza, fatto segno a 30 lanci con 16 impatti. Seguivano altre prove positive con un siluro a circonferenza leggermente aumentata finchè l’11 maggio 1868, verificata la funzionalità,  seguiva l’acquisto dell’invenzione da parte del governo austriaco.

il siluro Whitehead comincia a prendere forma


Il siluro Whitehead comincia a prendere forma

Nel 1870 avevano inizio le prove in Inghilterra con l’impiego quale bersaglio della vecchia nave “Eagle” che veniva affondata. Era un esperimento che segnava, sia pure in tempo di pace, la prima vittima di una serie ben lunga che si verificherà in tempi di guerra su tutti i  mari. Il governo inglese acquistava il diritto d’uso. Il primo fondamento in guerra avveniva nel 1877 con lo scontro tra le navi “Shah e “Huascar” del Perù.
Lo Stabilimento Tecnico Fiumano veniva chiuso nel 1871 e due anni dopo Whitehead fondava il Silurificio che porta il suo nome. Nel 1872 cedeva alla Francia il diritto d’uso del siluro, nel 1873 all’Italia, nel 1874 alla Germania previo miglioramento delle prestazioni con siluro di 5 metri e 80 centimetri, nel 1875 alla Svezia, Norvegia, Danimarca, nel 1876 alla Turchia e Russia e via via fino agli Stati Uniti d’America nel 1891, al Giappone nel 1895 e alla Cina nel 1901. Un indice che non ha bisogno di commenti.
Si trattava inizialmente di arma sperimentale poco precisa e di breve portata divenendo operativa nel 1888 ma con i soli timoni di profondità, munita anche di timoni direzionali nel 1895.
Il Silurificio di Fiume prosperava e introduceva diversi miglioramenti strutturali e meccanici (piatto idrostatico, pendolo, giroscopio, preriscaldamento dell’aria) concernenti i anche le apparecchiature di lancio, cilindri singoli o accoppiati, fissi o brandeggiabili, ed i compressori dell’aria ad alta pressione, dei quali si avvalerà anche l’industria privata. Si arrivava alla grande guerra del 1914-18 quando il siluro si guadagnava quell’universale notorietà che ancor oggi conserva quale protagonista in un grandissimo numero di affondamenti di navi mercantili e anche militari che si contavano in milioni di tonnellate. Entrambe le parti in lotta non disponevano di esperienza, che veniva acquisita a partire dal primo episodio quando un sommergibile tedesco sorprendeva tre navi militari inglesi all’ancora silurando la prima ed anche le altre che non avevano tentato alcuna manovra difensiva rimanendo sul posto.
Lo stabilimento di Fiume veniva trasferito a S. Poelden presso Vienna per i bisogni delle marine austro-ungarica e germanica  al riparo di possibili offese aeree.
Una nota del 1922 certifica che dal 1866 in poi il  silurificio fiumano aveva prodotto 14.998 siluri.

Mas in uscita dal porto di Brindisi
MAS in uscita dal porto di Brindisi - 1917
 
Ritornato nella sede originaria di Fiume, il Silurificio veniva messo in liquidazione. Ma il Maresciallo d’Italia Gaetano Giardino governatore di Fiume nel 1923-24 interveniva presso il gruppo italiano che, capitanato dall’imprenditore ing. Giuseppe Orlando, era subentrato nella gestione dei Cantieri Ganz Danubius affinché rilevasse anche il silurificio. Nel febbraio del 1924, infatti, veniva costituita la Società per l’Esercizio degli Stabilimenti Whitehead che riprendevano l’attività sotto la presidenza dello stesso ing. Orlando. La Società acquistava la proprietaria nel 1928, acquistava nuovi macchinari, ampliava le officine, costruiva una nuova stazione di lancio ed una catapulta per i siluri destinati agli aeroplani. Diverse le migliorie introdotte in fatto di velocità, con due eliche coassiali controrotanti , percorrenza, governo e struttura, costruendo complessivamente dal 1924 al 1933 1.265 esemplari di vari calibri e portate acquistati dalle marine della Spagna, Argentina, Olanda, Jugoslavia, Turchia, Finlandia e URSS.
Lavoravano 750 operai in maggioranza specialisti e un centinaio di impiegati tecnici e amministrativi. Due i “tipi Fiume” 1938 e 1941-42, quando la percorrenza arriva fino a 12.000 m.
 
Particolare impegno e lavoro richiese la messa a punto dei tubi di lancio a partire dal tubo della “Gemse”, inerte, dal quale si voleva che il siluro fuoriuscisse con la propria elica, seguito dalla spinta con un’asta, poi da impulso pneumatico, infine da impulso a polvere. Un passo avanti veniva effettuato nel 1882 quando Roberto Whitehead, figlio di John, ideava la cucchiaia che permetteva i lanci laterali.
Non meno importante la messa a punto e la realizzazione dei compressori per l’aria di alimentazione del propulsore dell’elica, che partendo da 75 atmosfere, già notevole, arrivava nel 1895 a 250 atmosfere. Al giorno d’oggi anche a 500.  

Il febbraio del 1945 portava il Silurificio a rischiare la sua fine quando anche la città di Fiume veniva consegnata alla Jugoslavia in forza del trattato di pace.
Ma uno stabilimento del genere rappresentava molto di più di un’officina meccanica sia pure superspecializzata, e l’elevato grado di esperienza e operatività non poteva essere abbandonato. Risorgeva a nuova vita come società Whitehead Alenia – Sistemi subacquei del Gruppo Finmeccanica con sede e stabilimento a Livorno dando mano dal 1960, oltre al tipo tradizionale di siluro, ad una serie di prodotti d’alta tecnologia e svariati impieghi che tengono conto e si adeguano a quanto lo scenario corrente richiede con implicazioni non solo militari: siluri antisommergibile, a propulsione elettrica, a idrogetto, a guida attiva o passiva, a filoguida autocercante lanciati anche da aerei ed elicotteri, percorsi non rettilinei, contromisure difensive grazie all’elettronica e alle miniaturizzazioni tanto che del siluro ottocentesco non è rimasto attualmente che il nome.








Dal siluro derivano i tipi a lenta corsa (SLC) guidati da due incursori

S2 Mignatta - 1918
Pola - 1918, affondamento della corazzata "Viribus Unitis"

Maiale - 1941
Alessandria - 1941, affondamento della corazzata "Queen Elizabeth"
(Siluro Lenta Corsa detto "Maiale")


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