AGGIORNAMENTO

 

A seguito dell’inopinato attacco terroristico subito da New York l’11 settembre 2001, i mutamenti da tempo verificantisi in sede internazionale col venir meno della “guerra fredda” impongono un radicale ripensamento in tema di salvaguardia della pacifica convivenza civile.

L’area del Mediterraneo, allargata dai tradizionali approcci atlantici al Corno d’Africa e al Golfo Persico, si presenta particolarmente favorevole allo sviluppo di tensioni ideologiche e sociali a causa delle incertezze e instabilità politiche, delle disparità economiche, culturali e demografiche aggravate da rilevanti fenomeni migratori. Da qui i risentimenti del radicalismo religioso intollerante e violento che domina nell’area più o meno apertamente.

Con la fine della “guerra fredda” l’asse delle tensioni è ruotato di 90° passando da Est-Ovest a Nord-Sud evidenziando maggiormente l’asimmetria delle due parti in attrito. Aggiungasi l’impreparazione delle istituzioni internazionali a fronteggiare questa minacciosa situazione con norme d’ordine e di salvaguardia degli stessi mezzi impiegati a tutelare le norme stesse, primi dei quali i mezzi navali per cui emerge l’esigenza di attuare anche misure di auto-protezione. Il terrorismo sul mare può manifestarsi in svariate maniere e quanto sia importante la difesa navale è comprensibile considerando che gli scambi mondiali avvengono via mare per il 75% impegnando molti campi delle relazioni internazionali in sede non solo economica ma anche politico-diplomatica e informativa (intelligence). In un ambito tanto complesso e importante, si rende necessario un sistema di monitoraggio universalmente integrato, in tempi reali.

Niente è da trascurare, neppure l’uso della forza militare da portare anche a grande distanza per distruggere le basi del terrorismo e smantellare le sue strutture organizzative.

La Marina Militare Italiana, presente da molto tempo in questo scenario, viene a trovarsi di fronte a nuovi compiti richiedenti alto grado di flessibilità con notevole ampliamento del ruolo della componente marittima nell’interno dello strumento di difesa e sicurezza nazionale.

Essa è predisposta per contribuire alla guerra al terrorismo internazionale, per il controllo dell’alto mare intorno alle coste nazionali specialmente in rapporto al fenomeno dell’immigrazione clandestina, per operazioni speciali in teatri anche molto lontani. Vedasi ad esempio l’operazione “Enduring Freedom” (Afghanistan, Corno d’Africa, Oceano Indiano, Pakistan, Golfo Persico) con un gruppo navale e aereo-navale intensamente e positivamente impiegato.

Emerge ora la necessità, in rapporto ai nuovi scenari, che siano rivedute ed aggiornate le norme di diritto internazionale riguardanti le facoltà ed i poteri operativi della “nave da guerra” al fine di contrastare ed arrestare le subdole manovre eversive di coloro che a proprio profitto si avvalgono ampiamente nelle acque internazionali della mancanza di tali norme. 

La Marina deve adeguarsi con rinnovi evolutivi del materiale e dell’organizzazione, pur comportando essi alti costi, senza lasciarsi sorprendere dagli eventi. Tre le linee d’azione principali sul piano militare, che riguardano

A)   le navi operative in mezzi e uomini,

B)   l’attività di “intelligence” (vale a dire conoscere prima di agire),

C)   la difesa passiva con particolare attenzione alle contromisure mine e la rete radar.

Il tutto rispondente ad alti fattori di flessibilità e capacità di rapido intervento, con un supporto tecnico-logistico adeguato, tale da consentire lunghe permanenze anche fuori del Mediterraneo, in quanto anche la lotta per la difesa si muove ormai su piani globali sotto tutti i punti di vista, riguardando attacchi con mezzi subdoli ed economici in sede di attivazione e molto costosi da combattere.

 

NOTA BIBLIOGRAFICA

 

Non sono pochi gli studiosi della marineria e gli autori di opere storiche e tecniche che la riguardano. I più noti e i più prolifici sono, in ordine alfabetico, Andò, Bagnasco, Bargoni, Bernotti, Cocchia, Da Zara, Fraccaroli, Gallupini, Gay, Giorgerini, Jachino, Magnasco, Nani, Rastelli, Rossi, Tur, Turrini, e non sono certamente tutti. Molti di essi hanno vissuto da testimoni ed operato sul mare, hanno combattuto in prima linea.  Alcuni sono anche fotografi, come Fraccaroli e Molinari, o titolari di archivi personali importanti, o disegnatori come Andò e Gay.

Editori: Albertelli, Dell’Ateneo-Bizzarri, Dell’Ateneo, Longanesi, Mursia oltre, s’intende, l’Ufficio Storico della Marina Militare (con grande biblioteca centrale, fototeca e biblioteche periferiche) editrice di monografie e collane di opere che vengono pubblicate regolarmente in campo tecnico, storico antico e moderno, archivistico, etnografico, di vario contenuto, con i periodici “Rivista Marittima”, “Notiziario della Marina” e Bollettino d’Archivio”.

Degno di nota il grande “Almanacco Navale” che esce a cadenza biennale a cura di Giorgio Giorgerini, in buona posizione con l’inglese “Jane’s”, il francese “Les flottes de combat”, il tedesco “Weyers Flottentaschenbuch”. Opere indispensabili per lo studio in campo militare marittimo.

 

 

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